Wednesday 1 May 2013

Jorge Washington Larrosa Caraballo: El Caballero

Nell'estate 1982, il Patron del Pisa, Romeo Anconetani,   per festeggiare il ritorno in Serie A del suo club, dopo un digiuno durato 15 anni, è alla ricerca di rinforzi. Dopo l’arrivo dell’allenatore Vinicio, del danese Berggreen  e dell’attaccante Ugolotti e alla ricerca della ciliegina sulla torta per la sua campagna acquisti, pertanto progetta l’acquisto di un talento da lanciare.


Nell’organigramma societario nerazzurro era presente anche Adolfo Anconetani, figlio del Presidentissimo, vissuto sempre all’ombra della figura paterna. Il caso volle che in quei giorni il padre, impegnato in altre attività, si vide costretto ad affidargli questo importante incarico: partire per l’Uruguay allo scopo di ingaggiare un giocatore di spessore. Purtroppo Adolfo era uno sprovveduto che non aveva assolutamente la competenza calcistica del padre: infatti l’acquisto di Jorge Washington Larrosa Caraballo è l’unico della sua carriera da dirigente a lui riconducibile, per sua stessa ammissione. Adolfo, giunto in Uruguay, pare che venne a sapere dell’esistenza di una giovane promessa, per l’appunto Caraballo, addirittura su segnalazione di Schiaffino!  Jorge è un giovane centrocampista, cresciuto nel club del Central Español Fútbol Club della capitale uruguayana, dal 1978 al 1982 milito' al Danubio di Montevideo. L’affare fu presto concluso: il presunto campione sbarco’ quindi all’aeroporto di Pisa il 16 Luglio 1982, accolto da una marea di tifosi in festa. Sarà così che i destini dell’anonimo giocatore sudamericano e della squadra toscana si incroceranno inesorabilmente. Ci vuole poco perché gli applausi che accompagnarono il suo arrivo si trasformino in sfottò: “Caraballo, gioha bene nell’intervallo” sarà il sarcastico grido in dialetto pisano coniato dai tifosi nerazzurri, delusi dalle sue inquietanti prestazioni.

L’allenatore del Pisa, Vinicio, dall’alto della sua esperienza, si rese subito conto con chi aveva a che fare, e da subito lo confinò in panchina, concedendogli pochissime chance. L’episodio simbolo della sua disavventura italiana si racchiude nella partita di Coppa Italia Pisa-Bologna: mancano pochi minuti alla fine della gara, il risultato è inchiodato sullo 0-0 e l’arbitro ha appena concesso un calcio di rigore ai toscani. A quel punto Jorge, con una determinazione mai vista in lui, si avventa sulla palla, la stringe fra le mani con rabbia, e guarda la panchina in cerca di un cenno di assenso dell’allenatore, che, seppur controvoglia, approva. Ottenuta l’approvazione, si avvia verso l’area di rigore, deposita la palla sul dischetto e al fischio dell’arbitro parte con il tiro: la realizzazione è a dir poco impietosa, la sfera termina direttamente in Curva Sud. Inevitabili le risate dell’intero Stadio. Comunque, nonostante il disastroso acquisto, il Pisa riuscirà a cogliere il miglior piazzamento in campionato della sua storia, un dignitoso undicesimo posto: di certo non grazie a lui.
Pensate che ancora oggi il mito di Caraballo soprannominato “El Caballero” è tuttora radicato nella realtà locale pisana: quando si vuole parlare di una persona poco affidabile e da evitare, la si accosta al nome dell’uruguayano: “Caraballo, mejo perdello he trovallo”. 

Lasciato il Bel Paese, a causa del suo disastroso ambientamento alla realtà sociale e calcistica italiana, se ne andò di tutta fretta durante una domenica in cui non fu convocato, dimenticando sul terrazzo di casa una gabbia con piccioni, galline e conigli. Da allora nessuno lo ha più visto.

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