Wednesday 1 July 2009

Claudio Daniel Borghi: Meteora Rossonera


Claudio Daniel Borghi, centrocampista offensivo di innata classe, arriva nel 1982 a soli 18 anni nella prima squadra   nell’Argentinos Juniors per sostituire niente di meno che Diego Armando Maradona che andò al Boca Juniors. Da subito gli aficionados  lo considerarono l'erede del Pibe de Oro.

Gioca la sua miglior partita durante la finale di Coppa Intercontinentale fra Argentinos Juniors e Juventus del 1985, non riuscendo però a portare la sua squadra al successo. Michel Platini ,all’indomani della vittoria nella finale, defini’ Claudio Daniel Borghi “Il Picasso del Pallone”. Giocò una partita esemplare e Silvio Berlusconi, Presidente del Milan, restò ammaliato dalle sue qualità tecnico-tattiche e lo comprò qualche anno dopo, nel 1987, per 3,5 miliardi di lire.

Nella stagione 1987-88 viene scelto come allenatore del Milan un emergente Arrigo Sacchi dagli ideali calcistici diametralmente opposti a quelli dell’argentino. Con Sacchi il feeling non nasce mai, anche perché in allenamento durante una serie di ripetute l’argentino si rivolge al Mister dicendogli: “Che senso ha correre per chilometri se il campo è lungo solo 100 metri?”. Sacchi, dopo questa domanda, dovendo scegliere uno fra Borghi, Van Basten e Gullit da mandare in prestito, dato che all'epoca in Serie A ciascuna squadra non poteva avere in rosa più di due stranieri, non ha la  benché minima esitazione: all’inizio della stagione lo boccia senza appello e viene così ceduto in prestito, al Como di Aldo Agroppi. L'avrebbe voluto la Sampdoria di Vialli e Mancini, l'affare sembrava andare in porto fino a quando Berlusconi blocca il trasferimento, adducendo il motivo di non voler rafforzare una diretta concorrente per il campionato e Borghi, quindi, se ne va al club lariano.  Comunque gli viene concesso di giocare il Mundialito Club con i rossoneri, che  vincono senza affanni e Claudio vien eletto Miglior Giocatore del Torneo.

Al Como, guidato da Agroppi, Borghi giocò pochissimo, solo 7 presenze senza segnare alcun gol. L'anno successivo, con l'apertura al terzo straniero, Berlusconi intendeva riportarlo al Milan, ma alla fine si decise di accontentare l'allenatore Sacchi, che richiese un altro olandese, il centrocampista Frank Rijkaard. Borghi è costretto a prendere la via dell’esilio e se ne va in Svizzera ma dopo qualche mese fa ritorno in Argentina. Per qualche anno fa il girovago, giocando in Brasile e Cile, poi torna in Patria nel 1995 e tre anni più tardi decide di ritirarsi.
Solo quando gioca in Cile mostra ancora le doti che lo avevano contraddistinto da giovane, vincendo la Recopa Sudamericana e la Copa Interamericana con il Colo-Colo nel 1992.

Nel palmares dell’argentino figura anche un titolo Mondiale conquistato con la Nazionale biancazzurra, ma a dire il vero non diede un gran contributo alla causa . Considerato una giovane promessa argentina, molte speranze furono riposte su di lui durante i Mondiali di Messico ’86, ma non brilla anche se l’Argentina di Maradona diventa campione del mondo.

Dopo il ritiro, Borghi iniziò ad allenare in Cile. Nel 2006 vince con il Colo-Colo,  il Campionato di Apertura e di Clausura, ed arriva fino alla finale della Copa Sudamericana. In seguito a questi risultati, nel 2006 viene nominato allenatore sudamericano dell'anno.
Nel 2008 ritorna in Argentina e nel 2010 vince con l'Argentinos Juniors, il Clausura.
Il 24 febbraio 2011 è nominato commissario tecnico della Nazionale di calcio del Cile al posto di Marcelo Bielsa. Il 14 novembre 2012, in seguito alla sconfitta per 1-3 subita contro la Serbia, viene rimosso dal suo incarico di selezionatore della nazionale cilena.

Un talento dai piedi fatati che in Italia non è riuscito ad esprimere il suo potenziale. Qualche volta non disdegna di mandare una frecciatina ad Arrigo Sacchi, dipingendolo come la causa della sua disastrosa esperienza italiana. Dal canto suo, Arrigo, ha saputo vedere oltre al suo naso, costruendo una delle squadre più forti nella storia del calcio mondiale: Il Milan del trio olandese di Ruud Gullit, Marco Van Basten e Frank Rijkaard.

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