Claudio Daniel Borghi, centrocampista offensivo di innata classe, arriva nel 1982 a soli 18 anni nella
prima squadra nell’Argentinos Juniors per
sostituire niente di meno che Diego Armando Maradona che andò al Boca Juniors. Da subito gli aficionados lo
considerarono l'erede del Pibe de Oro.
Gioca la sua miglior partita
durante la finale di Coppa Intercontinentale fra Argentinos Juniors e Juventus
del 1985, non riuscendo però a portare la sua squadra al successo. Michel
Platini ,all’indomani della vittoria nella finale, defini’
Claudio Daniel Borghi “Il Picasso del Pallone”. Giocò una partita esemplare e Silvio Berlusconi, Presidente del Milan, restò ammaliato dalle sue qualità
tecnico-tattiche e lo comprò qualche anno dopo, nel 1987, per 3,5 miliardi di
lire.
Nella stagione 1987-88 viene
scelto come allenatore del Milan un emergente Arrigo Sacchi dagli ideali
calcistici diametralmente opposti a quelli dell’argentino. Con
Sacchi il feeling non nasce mai, anche perché in allenamento durante una serie
di ripetute l’argentino si rivolge al Mister dicendogli: “Che senso ha correre
per chilometri se il campo è lungo solo 100 metri?”. Sacchi, dopo questa
domanda, dovendo scegliere uno fra Borghi, Van Basten e Gullit da mandare in
prestito, dato che all'epoca in Serie A ciascuna squadra non poteva avere in
rosa più di due stranieri, non ha la benché
minima esitazione: all’inizio della stagione lo boccia senza appello
e viene così ceduto in prestito, al Como di Aldo Agroppi. L'avrebbe voluto la Sampdoria di Vialli e Mancini, l'affare sembrava andare in porto fino a quando Berlusconi blocca il trasferimento, adducendo il motivo di non voler rafforzare una diretta concorrente per il campionato e Borghi, quindi, se ne va al club lariano. Comunque gli viene concesso di giocare il
Mundialito Club con i rossoneri, che
vincono senza affanni e Claudio vien eletto Miglior Giocatore del
Torneo.
Al Como, guidato da Agroppi, Borghi giocò
pochissimo, solo 7 presenze senza segnare alcun gol. L'anno successivo, con
l'apertura al terzo straniero, Berlusconi intendeva riportarlo al Milan, ma
alla fine si decise di accontentare l'allenatore Sacchi, che richiese un altro
olandese, il centrocampista Frank Rijkaard. Borghi è costretto a
prendere la via dell’esilio e se ne va in Svizzera ma
dopo qualche mese fa ritorno in Argentina. Per qualche anno fa il girovago,
giocando in Brasile e Cile, poi torna in Patria nel 1995 e tre anni più
tardi decide di ritirarsi.
Solo quando gioca in Cile mostra
ancora le doti che lo avevano contraddistinto da giovane, vincendo la Recopa
Sudamericana e la Copa Interamericana con il Colo-Colo nel 1992.
Nel palmares dell’argentino
figura anche un titolo Mondiale conquistato con la Nazionale biancazzurra, ma
a dire il vero non diede un gran contributo alla causa . Considerato una giovane promessa argentina, molte speranze
furono riposte su di lui durante i Mondiali di Messico ’86, ma non brilla
anche se l’Argentina di Maradona diventa campione del mondo.
Dopo il ritiro, Borghi iniziò ad
allenare in Cile. Nel 2006 vince con il Colo-Colo, il
Campionato di Apertura e di Clausura, ed arriva fino alla finale
della Copa Sudamericana. In seguito a questi risultati, nel 2006 viene nominato allenatore sudamericano dell'anno.
Nel 2008 ritorna in Argentina e nel 2010 vince con l'Argentinos Juniors, il Clausura.
Il
24 febbraio 2011 è nominato commissario tecnico della Nazionale di calcio
del Cile al posto di Marcelo Bielsa. Il 14 novembre 2012, in seguito alla
sconfitta per 1-3 subita contro la Serbia, viene rimosso dal suo incarico di
selezionatore della nazionale cilena.
Un talento dai piedi fatati che in Italia non è riuscito ad esprimere il suo potenziale. Qualche volta non disdegna di mandare una frecciatina ad Arrigo Sacchi, dipingendolo come la causa della sua disastrosa esperienza italiana. Dal canto suo, Arrigo, ha saputo vedere oltre al suo naso, costruendo una delle squadre più forti nella storia del calcio mondiale: Il Milan del trio olandese di Ruud Gullit, Marco Van Basten e Frank Rijkaard.
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