Friday 1 January 2010

Blaz "Baka" Sliskovic: il Maradona dei Balcani

Era il bohemien del calcio jugoslavo, nel vero senso della parola, le regole non gli appartenevano e spesso fuggiva dai ritiri durante le preparazioni. Per la sua vita indisciplinata giocó poco con la nazionale balcana, 26 presenze segnando solo 3 goal. La partita della vita con la Jugoslavia la fece contro l'Italia nel 1980 nelle qualificazioni per i Giochi Olimpici di Mosca quando vinsero 5-2 segnando 3 goal e facendo 2 assist. 



Un calciatore di grande classe ed elevato estro calcistico era conosciuto per i suoi calci piazzati (guarda il video alla fine dell'articolo. Partita di Coppa UEFA contro il Torino stagione 1985-1986). Tutti gli esperti e critici calcistici gli predissero una grande carriera, ma la sua scelta di vita controcorrente gliel'ha impedito.


Ha iniziato a giocare a livello professionistico con il Velez Mostar, squadra della sua cittá. Nel 1981 si trasferí all'Hajduk di Spalato vincendo nel 1985 il premio per il miglior calciatore jugoslavo dell'anno. Nella stagione 1986/87 venne ceduto all'Olympique Marsiglia facendo una discreta stagione e diventando uno degli idoli di un futuro campione come Zinedine Zidane. L'anno dopo il Pescara battendo numerosi concorrenti si aggiudicó le prestazioni del "baffuto" che giocherá sotto la guida tecnica di Giovanni Galeone totalizzando 23 presenze e segnando 8 goal. 
Dopo questa esperienza "Baka" ne fará solo un'altra in Italia, sempre in riva all'Adriatico con la casacca bianco azzurra nella stagione 1992-93.

Giocherá fino al 1998 dove chiuderá la carriera professionistica nella sua terra natale, per poi diventare allenatore ed arrivare a rivestire la carica di commissario tecnico della sua nazionale, la Bosnia Erzegovina.


Qualche voce indiscreta ancora afferma che quando Blaz militava nella squadra bianco-azzurra, una volta ogni tre settimane uno scafo da Spalato partiva per Pescara carico di primizie culinarie bosniache e croate per sfamare la nostalgia di casa del Campione: cevapcici, formaggi stagionati, sporki makaruli, le palacinke e la rozata fatte da nonna, fiaschi di vino e come non dimenticare le bottiglie di Slivovitz che amava sorseggiare dopo cena giocando interminabili partite a carte con l'allenatore Galeone. Liquidava i suoi detrattori che puntavano il dito ai suoi problemi di sovrappeso affermando che non doveva correre lui ma il pallone.   

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