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Gossip sul mondo pallonaro vol.4
- Durante l'infortunio di Iaquinta
al menisco i medici juventini avevano riscontrato nel sangue anche tracce di cocaina ed è
per questo che l'hanno tenuto misteriosamente fuori per molto tempo, per far sí che si riabilitasse e che non ci fossero rischi con l'antidoping.
- Vincenzo Iaquinta tira una
bestemmia ogni mezza azione che compie in campo e puntualmente viene inquadrato
- Thiago Motta fu ceduto dal
Barcellona all'Atletico di Madrid perché trovato dai medici del club catalano
positivo alla cocaina. Il Barcellona e' famoso nel liberarsi da giocatori
cocainomani senza rischiare di perdere il loro iniziale investimento come
Maradona ceduto al Napoli, il fenomeno Ronaldo ceduto all'Inter e Ronaldinho
ceduto al Milan.
- Nel calcio e' pieno di bisex, ci
sono più attivi che passivi. In Italia nessun calciatore ammetterà mai di
essere gay, ci sono troppi condizionamenti sociali. A molti di loro piace fare
sesso in gruppo con compagni di altre squadre, alcuni sono nazionali. Fanno
sesso per il puro piacere di farlo e non c' e' seguito tutto ad una sera.
- A Parma nella stagione 2000-2001
lo staff medico faceva una flebo prima delle partite ai suoi calciatori. I
medici dicevano che era un composto di vitamine, ma prima di entrare in campo Almeyda, dichiara nella sua biografia, era capace di saltare fino al soffitto
- Per tutta la carriera Almeyda ha
fumato dieci sigarette al giorno. Anche l’alcol è stato un problema. Bruciava
tutto negli allenamenti, ma viveva al limite. Una volta in Argentina aveva
bevuto cinque litri di vino e finì in una specie di coma etilico. Per smaltire,
corse per cinque chilometri, finché vide il sole che girava. Un dottore gli
fece 5 ore di flebo. Sarebbe stato uno scandalo, all’epoca giocava nell’Inter.
Quando si svegliò e vide tutta la sua famiglia intorno al letto, penso’ che
fosse il suo funerale
- Alla Lazio Almeyda era tra i più
bassi, quindi allestì una palestra a casa per rinforzarsi, tirava anche di
boxe.
- Almeyda si fece tatuare
l’indio sul braccio: la sua bisnonna lo era. Andava all’allenamento con i jeans
a pezzi, a volte senza maglietta, con una striscia a legare i capelli
lunghissimi: pensava che fosse proprio un indio. Un giorno si era vestito come
un gaucho
- Una volta al Parma ha lasciato lo
stadio nel baule della macchina dei miei suoceri. C’erano una ventina di ultrà che lo
aspettavano per un gestaccio che aveva fatto. In realtà era stato solo uno
sguardo di sfida, dopo che li avevano urlato qualcosa. Aveva fatto amicizia
con un gruppo di rugbisti argentini, che per la gara successiva lo
accompagnarono al Tardini. Un ultrà grande e grosso lo fermo’ con la pancia:
"Devi chiedere scusa ai tifosi". "Non chiederò scusa per
qualcosa che non ho fatto", rispose
sapendo che i suoi amici erano pronti a intervenire.
- Almeyda dopo che aveva litigato
con Stefano Tanzi, venne fermato dalla polizia e gli sequestrò la macchina.
Giorni dopo, la macchina nuova era sparita dal garage. A Milosevic, lui pure in
conflitto con la società e con un contratto alto come il suo, capitava lo
stesso. Un giorno sua moglie tornò a casa e sentì delle voci all’interno.
Chiamò la polizia. A casa non mancava niente. Ma c’era una manata sulla
parete, fatta con olio di macchina. Un messaggio mafioso. Sua moglie ebbe un
parto prematuro. Dopo il Mondiale ’02 non torno’ piu’ a Parma.
- Daniele Adani è l’anima gemella
di Almeyda. Si conobbero quando l’indio iniziava a stancarsi dal sistema. Lo
considera il fratello che gli ha dato la vita. si dice che fossero amanti
- Sul finire del campionato
2000-01, alcuni compagni del Parma avevano detto che i giocatori della Roma
volevano vincere la partita senza inutili sforzi, che siccome i gialloblu non giocavano per nessun
obiettivo era giusto far vincere i giallorossi. L'indio disse di no, Sensini, lo stesso. La maggioranza rispose così. Ma in campo alcuni non correvano come sempre.
Allora Almeyda chiese la sostituzione e se ne andò negli spogliatoi. Soldi? Non si sa. Loro lo definivano un favore
- Nel 2006 Georgatos lanciò
un’accusa pesante al club nerazzurro: giravano strane sostanze nello
spogliatoio dell’Inter. Aveva visto giocatori prendere pillole e fare iniezioni,
c’erano gruppi di persone che rifornivano i giocatori.
- Almeyda ha affermato nella sua
biografia che Davids era l’avversario che gli piaceva di più. Si scontravano
sempre. Una guerra. Una volta in un’intervista espose il suo modo di pensare.
Prima della gara successiva Davids gli venne incontro. Penso’ che era arrivato
il momento di fare a pugni, invece lui gli strinse la mano e gli disse:
"Bravo, la penso esattamente come te".
- La depressione di Almeyda iniziò a Milano. Due infortuni, troppo tempo senza giocare. Pensava e pensava. Un
giorno non sentiva più la mano, poi aveva perso la sensibilità nella
metà del corpo. All’Inter c’era una psicologa. Gli diagnosticò attacchi di
panico e prescritto una cura, ma non le aveva dato retta. aveva capito che doveva fare qualcosa quando sua figlia lo aveva disegnato come un leone triste e
stanco. Da allora tutti i giorni prende antidepressivi e ansiolitici. Le chiama
le pillole della bontà, lo fanno essere più buono
- Buffon soffri' di depressione e ne e' uscito da numero uno anche se a volte ha delle piccole ricadute
- Emmanuel Petit dal 1997 al 2000
passò all’Arsenal. Tre anni non solo di calcio, ma caratterizzati da eccessi
di ogni tipo, fra cocaina e sesso con ragazze compiacenti
- Petit avrebbe scoperto il lato
marcio della vita notturna, fatto di party privati e club per scambisti, subito
dopo la conquista del titolo mondiale con la Francia nel 1998 e a quella europea del 2000. Nel primo caso,
racconta di una serata di fine anno su uno yacht di un ricco arabo pieno di
prostitute portate per i giocatori, di top model e cocaina per tutti in cui le
ragazze venivano umiliate in ogni modo possibile. Dopo la finale vinta ai
supplementari contro l'Italia a Rotterdam, invece, racconta di una sfida
all'ultima goccia di alcool tra Fabien Barthez e i due fratelli canadesi
dell'allora compagna del portiere, Linda Evangelista. Fabien cadde in coma
etilico in una delle toilette dell'hotel. Chiamarono il dottor Ferret che gli
fece un'iniezione di sali minerali
- Emmanuel spesso andava in lussuosissimi appartamenti di
cui non conosceva i proprietari ma loro riconoscevano lui e gli facevano
trovare di tutto.
- Un andazzo che il centrocampista si è portato anche Oltremanica, durante il ritiro con l’Arsenal al Sopwell House Hotel di St.Albans, nell’Hertshire c’era una ragazza molto carina che veniva tutti i giorni agli allenamenti e una volta fece sesso con lei nella sala biliardo. La mattina dopo, il direttore dell’albergo e l’intero staff lo accolsero con un applauso, spiegandogli che la stanza aveva delle telecamere e che avevano visto tutta la mia performance, ma rassicurandogli anche che, essendo tifosi dei Gunners, non avrebbero fatto alcun uso di quelle immagini.
- "Zidane? Io e lui – ha detto
Emmanuel tornando sulle frequentazioni comuni con indosso la maglia della
nazionale transalpina -, non abbiamo niente da dirci. Non si può pretendere di
aiutare quelli che hanno bisogno servendo la causa dei grandi che fanno utili
record senza redistribuirli"
- Ancora su Zidane: «Lui ha un'aura
mediatica di intoccabile» e «il migliore esempio è la sua espulsione nella
finale della coppa del Mondo 2006. Per me tutti e due erano colpevoli. Il
provocatore (ovviamente si parla di Materazzi) e quello che reagisce.
Quando ho sentito il presidente della Repubblica dire a Zidane: “La Francia la
perdona”, non ho saputo più che pensare.
- Jean-Pierre Paclet, medico della nazionale francese per 15 anni, ha aspettato 12 anni per confessare che Zinedine Zidane e Didier Deschamps, protagonista e capitano della Francia vittoriosa al Mondiale giocato in patria, avevano un alto tasso di ematocrito nel sangue. Dopati insomma. Più che un'accusa, una testimonianza perché le analisi del sangue rivelarono anomalie su diversi giocatori francesi prima della Coppa del Mondo 1998, in particolare quelli che giocavano nel campionato italiano
- Zlatan fece un provino per il Verona venendo scartato e fu contattato dall’Arsenal di Wenger che voleva vederlo con i suoi occhi. Aveva 16 anni e gli chiese di sostenere un allenamento con la prima squadra, ma Zlatan si rifiutò, dicendo che lui non faceva provini.
- Dopo una serie di incomprensioni,
lo sfogo e l'aggressione verbale di Ibra nei confronti di Guardiola arrivò negli spogliatoi del Madrigal, dopo un Villarreal-Barcellona, gara arrivata
poco dopo l'eliminazione in Champions League subita contro l'Inter di Mourinho.
Lasciato in panchina per l'ennesima volta, Ibrahimovic è esploso gridando di
tutto a Guardiola, 'non hai le palle' 'ti caghi addosso davanti a Mourinho,
puoi andartene all'inferno'. Era completamente folle, aveva perso il controllo
- Ibrahimovic esplose quando Messi
chiese e ottenne un cambio di ruolo, ovvero di giocare come "falso
centravanti", rendendo ancora più complicato il suo inserimento tattico.
Ibrahimovic descrive lo spogliatoio del Barcellona, sottolineandone il silenzio
che regnava sovrano e descrive Messi, Xavi e Iniesta come studenti pronti
sempre a obbedire e incapaci di protestare. Lui, tutto l'opposto dei tre, capì
che con Guardiola sarebbe stata dura
- Quando il tecnico gli disse che
era vietato l'utilizzo di Ferrari e Porsche per recarsi all'allenamento, che
bisognava usare le vetture che uno sponsor metteva a disposizione. Ibra
brontolo’ dicendo a Pep che lui si sentiva una Ferrari e che il tecnico lo
guidava come un'utilitaria
- Ibrahimovic era arrivato al
massimo della sopportazione con il suo ex allenatore Guardiola ed aveva pensato a smettere e aveva anche chiesto
consigli ai suoi vecchi amici del quartiere Rosengard di Malmoe, qualcuno si
era proposto per andare in Spagna per spaccare le gambe al mister spagnolo
- Ibrahimovic chiama in causa il
suo procuratore, Mino Raiola, quando spiega il passaggio al Milan. Dopo
l'acquisto di Villa da parte del Barcellona, era chiaro che avrebbe dovuto fare
qualcosa per forzare la sua cessione e avevano deciso di dire che erano già
d'accordo con il Real, così avevano ottenuto di andare al Milan. Il Barca
temeva di vedere Ibra trionfare nel Real di Mourinho.
- Per lo svedese la differenza tra
lo "Special One" e Pep è sostanziale: "quando Mourinho entra in
una stanza arriva la luce, con Guardiola si chiudono le persiane".
- Ibrahimovic “Lo Zingaro” fu un
bimbo maltrattato dalla famiglia, scisso in un'identità meticcia non solo per
questioni di provenienza geografica (il padre Sefik, bosniaco, muratore, la
madre Jurka, croata, donna delle pulizie), alle prese con una sorella tossica e
un papà alcolista, cresciuto in un sobborgo svedese con gli assistenti sociali
alle calcagna, e senza amore.
- Ibra da ragazzino era balbuziente,
magrissimo, basso e col naso enorme, bisognoso del logopedista per imparare a
dire la esse. Ecco, nella ferita del non amato Ibra è impressa la matrice di
tutto il resto: irriverente, non sopporta la disciplina, le lezioni morali, le
regole, ovviamente non giustifica i furti di biciclette o le bravate ai 250
all'ora, le risse con i compagni e lo spaventoso egocentrismo non solo
calcistico, ma qualcosa spiega. Non serve una laurea in psicologia per capire
che avrebbe cominciato a prendere a
cazzotti la vita per essere qualcuno, per sentirsi qualcosa
- Il parere di Zlatan su: Capello è
glaciale, ma solo con lui si comincia a crescere. Guardiola è perbene, ma
falso. Mourinho è un divo, ma pieno di passione, segue tutto dei suoi ragazzi,
sa farsi amare perché ama. E Maxwell è un vero amico. E Beenhakker un pallone
gonfiato. E Ronaldo il mito assoluto. E Van Basten un modello. E Mancini un
fighetto di sostanza. E quella Juve, la più grande squadra del mondo, piena di
uomini d'acciaio, altro che Calciopoli. Il "ciccione idiota, quel
meraviglioso ciccione idiota" di Mino Raiola, il procuratore con l'aria di
uno scappato da casa. Quello che va a trattare affari milionari in t-shirt e
Nike sfondate, quello che teneva i conti in pizzeria, quello partito da Nocera
Inferiore, periferia estrema, un po' come il sobborgo svedese di Rosengard,
cioè il ghetto di Ibra, le sue radici: i due si sono piaciuti anche per questo,
per una sporca faccenda d'identità condivisa. Poi, certo, Mino tira a fregare
tutti e governa senza scrupoli le strategie di Ibra, complice e non solo
procuratore. L'altro personaggio importante è
Helena, la moglie manager, undici anni in più di Ibra e parecchio sale in
zucca. Prima di innamorarsi e sposarlo lo ha accudito, lo ha protetto: i
bambini non amati ne hanno bisogno. Ed è così, tra una coccola e un gol di
tacco, che lentamente le ferite si rimarginano (scomparire, mai), insieme ai
ricordi brutti con i quali scendere a patti: un padre non più perduto e lontano,
due figli piccoli dentro una nuova vita, il segno remoto della meningite,
l'immagine di un frigorifero sempre vuoto e vagonate di pasta con il ketchup,
un paio di scarpette da calcio prese al supermarket. Questo è Ibra, questa la
sua antipatica fragilità. Ma dal dolore è germogliata anche tanta bellezza.
Adani è un coglione presuntuoso, capace solo di parlare.
ReplyDeleteEx difensore scarso, tra l'altro..
Mi sa che sei zozzonero
ReplyDeleteAdani è il male assoluto.
ReplyDeleteUomo da niente, ignorante, bestia, lercio immondo verme, calciatore scarsissimo non sa nulla di calcio, Sudamerica e fica