Monday 1 November 2010

Attilio Romero: il diabolico carnefice del Torino Calcio

Negli anni '60 Luigi Meroni era una meravigliosa ala destra, grintosa e combattiva, dotata di un notevole bagaglio tecnico, dal dribbling ubriacante. Dopo aver giocato con il Como e con il Genoa nel 1964 si trasferì al Torino. Tre anni più tardi era all’apice della sua carriera e con le sue importanti prestazioni era anche entrato nel giro della Nazionale. Entrò da subito anche nel cuore dei tifosi granata perché seppe incarnare perfettamente lo spirito del Toro, grazie alla sua generosità, ad uno spiccato agonismo ed anche per le sue stravaganze fuori dal campo. Era un personaggio fuori da ogni schema: un ribelle, un anarchico, un provocatore. Addirittura nel 1967 una rivolta dei tifosi fece sfumare un contratto principesco da circa 800 milioni di Lire offerto dalla Juventus per il suo acquisto. Insomma, era un campione predestinato al successo. 


Il 15 Ottobre di quello stesso anno, in una domenica in cui il Toro si impone per 4-2 sulla Sampdoria, c'era in campo Meroni e sugli spalti, tra i tanti spettatori, era presente un gracile giovane, Attilio Romero, un tifoso granata figlio di un primario, grande fan dello stesso Meroni. La sera stessa i loro destini si incrociarono in maniera tanto tragica quanto beffarda. Meroni, assieme al compagno di squadra Poletti, si stava recando presso un locale in Corso Re Umberto a Torino. I due, cercando un momento buono per passare nel traffico, attraversano avventatamente la strada: Poletti fu urtato di striscio da una Fiat 124 Coupé, mentre Meroni ebbe la peggio, colpito in pieno alla gamba sinistra dalla stessa vettura. L’impatto fu tremendo: Gigi cadde dalla parte opposta della carreggiata, dove fu poi travolto da una Lancia che stava sopraggiungendo proprio in quel preciso istante. Quella sera si chiuse prematuramente per lui la carriera e la vita: la morte giunse poco più tardi in Ospedale, a causa delle gravissime fratture riportate. Il neopatentato conducente della Fiat, che si fermò a seguito dell’impatto, rimase in stato di shock. Il suo nome? Attilio Romero. Proprio quello stesso tifoso che aveva seguito sugli spalti la partita pomeridiana del Torino, investì inconsapevolmente il suo idolo provocandone il decesso. Fu interrogato dalla Polizia ma non ne uscirono implicazioni a suo carico, pertanto tornò, alquanto traumatizzato, nella propria abitazione, proprio in Corso Re Umberto, a poche decine di metri dal luogo del tragico incidente. Altra fatale coincidenza. Guarda caso, la domenica successiva  fu in programma il derby della Mole: e ciò che vi accade entra di diritto nella leggenda. Un Torino sotto shock decise lo stesso di giocare la gara; i granata vinsero 4-0, cosa mai più successa nel derby, con tre reti di Combin, il miglior amico di Gigi. Ad arrotondare il punteggio ci pens
ò Carelli, un esordiente che indossò la maglia numero 7, guarda caso quella di Meroni. Un fatto straordinario, nella disgrazia. Ma la festa fu bandita, ovviamente: ci fu spazio soltanto per lacrime e bandiere ammainate a lutto.

Intanto gli anni passarono, ma la gente non dimentica: ancora oggi i tifosi di Gigi portano fiori in sua memoria nel punto in cui fu investito. Allo stesso modo anche il destino dimostra di essere un’abile quanto diabolico tessitore di trame. Nel 2000 si concretizzò il passaggio di proprietà del Torino nelle mani dell’industriale Cimminelli, proprietario della Ergom, azienda in orbita Fiat, il quale pose sulla scrivania della presidenza proprio quel Romero, 52 anni, colui il quale anni prima aveva investito la “farfalla” granata. Questo singolare fatto espose la società a pesanti critiche da parte dei tifosi che attribuivano ancora al neo presidente la responsabilità dell’accaduto. «La mia vita è sempre stata intrecciata con le vicende del Torino, nei momenti lieti e in quelli tragici. Meroni era per me un idolo, avevo la mia camera da letto tappezzata di sue fotografie e quel giorno portavo una sua foto anche sulla mia auto». Eppure, altro fatto increscioso, secondo Cristiana, la compagna di Meroni all’epoca dei fatti, con l’arrivo di Romero il Torino smise di mandare fiori sulla tomba del giocatore nel giorno del suo compleanno, una tradizione che resisteva da sempre. Una strana contraddizione. Ecco spiegata una vicenda che, nel suo insieme, ha dell’incredibile. Secondo Romero, la sua ascesa alla presidenza del Toro “era scritta”, come fosse un modo per chiedere scusa al popolo granata ma anche per prendersi una rivincita su un destino infame. Il tempo ci dirà che, nonostante le buone intenzioni manifestate, evidentemente false, al peggio non c’è mai fine. In tutta questa storia c’è qualcosa di diabolico, che sfugge da ogni immaginazione. Cimminelli, sempre a braccetto con Romero, darà parecchie dimostrazioni della sua incapacità con scelte impopolari, spesso condite con affermazioni di puro disprezzo per i tifosi del Toro, non facendo mistero della sua simpatia per i colori juventini. Detto ciò, l’epilogo di questa storia non può che essere infelice. I primi anni del nuovo millennio, complice una gestione disgraziata e una dirigenza capace solo di fare promesse senza mantenerne davvero nessuna, coincidono con il periodo più nero della centenaria storia del Torino Calcio. Nel 2005, al termine di un campionato culminato con la conquista sul campo della Serie A in finale playoff contro il Perugia, la gioia dei supporter di fede granata venne strozzata a causa della notizia del fallimento. 


È il culmine di questa triste e toccante vicenda, per molti versi “sfigata”, di Attilio Romero, che resterà nella storia del Torino per aver perpetrato ben due gravissimi reati: l’uccisione di Gigi Meroni e la “morte” del Torino Calcio, caduto sotto i colpi di una gestione finanziaria disastrosa. L’aver spezzato le ali della “farfalla” granata ha rovinato la vita di quello scapigliatissimo personaggio, che a sua volta ha cancellato le sorti del Toro, peraltro quasi in concomitanza con il centenario dalla fondazione. Adesso il Toro ha un conto aperto con la sfortuna, di cui è diventato uno dei principali creditori. 


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