Sul baffuto portierone rumeno
di origine tedesca, circolano diverse
leggende metropolitane, su internet, mezzi di comunicazione e addirittura
in alcuni libri anche di recente pubblicazione in Italia. Ma prima di svelare la verita’ scopriamo chi
fu questo fenomenale atleta.
Cresciuto calcisticamente nelle
squadre della sua città natale, Arad, fu poi acquistato dalla Steaua Bucarest nel
1982. Di fisico slanciato e potente, dotato di ottimi riflessi, non gli fu
difficile conquistare il ruolo da titolare nella squadra dell’allenatore di
origine ungheresi Emerich Jenei.
Divenuto campione di Romania nel
1984-85 e vinta nello stesso anno la Coppa nazionale, fu nella stagione successiva,
nel 1985-86, che lo consacrò l'eroe della Steaua regina sia di Romania che d'Europa.
Era il 7 maggio 1986, erano
passati pochi giorni dal disastro di Cernobyl e nella finale di Coppa dei Campioni di Siviglia contro il Barcellona, sembrava ormai tutto programmato il
trionfo dei catalani versione “Britannica” con in panchina Terry Venables ed in
campo il gallese Mark Hughes e l’inglese Gary Lineker. La rivale apparentemente abbordabile erano i
semisconosciuti della Steaua Bucarest, espressione di un paese comunista che da lì a poco sarebbe crollato con il muro di Berlino. E poi si giocava al “Ramón
Sánchez Pizjuán” di Siviglia, dove apparvero solo un
migliaio di romeni, opposti a 60 mila supporter dei blaugrana. La Steaua riuscì
ad addormentare la partita e i meccanismi del Barça si incepparono. Al
novantesimo il risultato era ancora inchiodato sullo 0 a 0 e così rimase anche
nei supplementari. Poi i tre fischi dell’arbitro francese Michel Vautrot
confermarono che la partita si sarebbe decisa ai rigori. Quel giorno il Barcellona
perse inaspettatamente dai tiri dal dischetto, la sua seconda finale di Coppa
Campioni, dopo quella di Berna nel 1961. Il protagonista in assoluto fu il portiere dello
Steaua Duckadam che riuscì a neutralizzare tutti e quattro i rigori calciati
dai giocatori blaugrana: Alexanco, Pedraza, Pichi Alonso e Marcos. L'eccezionale
impresa di Duckadam che è rimasta l’unica nella storia del calcio, impressionò
gli sportivi e i giornalisti di tutto il mondo, tanto che all'indomani i quotidiani
nazionali ed internazionali lo osannavano come un supereroe. Rientrato in patria da vincitore, soprannominato
l’ "Eroe di Siviglia”, fu eletto calciatore rumeno dell'anno nel 1986. Molti
club europei si fecero avanti con la Steaua per averlo tra cui il Manchester
United di Ron Atkinson.
Ma nello stesso anno la sua
carriera misteriosamente terminò all’improvviso, a soli 27 anni, subito dopo
essere entrato nell’Olimpo del calcio.
Secondo alcune fonti vi sarebbe stato un aspro contrasto con il figlio del dittatore Nicolae Ceauşescu, Valentin, che per vendetta avrebbe ordinato ad alcuni agenti della polizia segreta del regime di spezzare le mani di Duckadam. Il portiere non avrebbe infatti consegnato una Mercedes regalatagli dal Real Madrid per aver battuto gli arcirivali catalani e pretesa invece dal figlio del leader e presidente della Steaua. Ne sarebbe seguita una spedizione punitiva dei miliziani di Ceausescu, mandati a colpire il portiere con scientifiche bastonate. Si vociferò addirittura di una fucilata durante una battuta di caccia.
Secondo la versione ufficiale Duckadam
sarebbe stato colto da un aneurisma (ovvero una dilatazione progressiva di un
segmento di un’arteria, causata da un’anomalia della parete del vaso sanguigno)
al braccio. Lo operarono d’urgenza e rimase in ospedale due mesi. All’inizio
i medici temevano di dovergli amputare l'arto; per fortuna non accadde, ma
Duckadam non poté tornare a giocare, rendendo precario il prosieguo
dell'attività calcistica. Tale versione fu poi poi confermata da Duckadam in un'intervista. Nella stessa intervista descrisse in termini assai "leggeri" Valentin Ceauşescu, definendolo un «patriota che dal 1977 è diventato paranoico». Così dicendo forse il portiere smentisce ogni illazione anche per difendere la moglie e i due figli da probabili ritorsioni.
Comunque dopo l'infortunio il club lo invitò ad accompagnare la squadra nella spedizione di Tokyo, dove la Steaua perse la Coppa Intercontinentale contro il River Plate ma subito dopo lo scaricò senza
tanti complimenti. Duckadam, pochi mesi dopo aver regalato
alla Steaua il suo massimo alloro, non ebbe altra scelta che ritornare
mestamente ad Arad e arrangiarsi per sopravvivere come un cittadino qualsiasi.
Poi Duckadam entrò nella polizia di frontiera a Nadlac, un villaggio al confine
con l’Ungheria non lontano da dov’era nato. Dopo sette anni, durante i quali
aveva raggiunto il grado di maggiore, riuscì ad andare in pensione per il suo
problema fisico.
Nonostante tutto, Duckadam non si
allontanò dal calcio e nel 1989 il Vagonul Arad lo tesserò, con il braccio
destro dolorante ma non più compromesso Duckadam si esibì in coppa di Romania
il 28 settembre 1989: due rigori parati e vittoria per 4-2. Ma l'incidente ne
aveva ormai irreversibilmente cancellato l'estro e nel 1991, dopo due stagioni
senza aver messo quasi mai piede in campo in gare ufficiali, Duckadam lasciò il
calcio venendo successivamente eletto vicepresidente del club festeggiando una
promozione.
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