Friday 1 February 2013

Salvatore Aronica: il calciatore accompagnato

La trasmissione "Presa Diretta", in onda su Rai Tre, ha rappresentato tramite testimonianze ed interviste i lati oscuri del calcio italiano dei giorni nostri, presentando al grande pubblico e non solo agli appassionati di questo sport i parecchi retroscena allarmanti.

Il calcio nostrano viene descritto come una pratica delinquenziale, guidata dalle associazioni criminali locali e dalle mafie internazionali che riuscirebbero a corrompere calciatori ed addetti ai lavori per modificare l'esito finale di una partita. In questo sconcertante palcoscenico ci sarebbe finito anche il giocatore del Palermo, Salvatore Aronica, chiamato in causa dal pentito Luigi Bonaventura, ex capo mandamento della cosca Vrenna-Bonaventura di Crotone che, intervistato nel corso della trasmissione, ha dichiarato:  “Il calcio in Calabria è quasi tutto controllato dalla ‘ndrangheta... Non è per una questione di soldi, ma di potere. Senza il calcio non diventi istituzione, non diventi antagonista allo Stato, non crei consenso popolare, quel consenso che ti crea un serbatoio di voti che, al momento giusto, puoi dirottare su chi ti fa comodo. A questo servono le squadre in Calabria: ad esercitare controllo”.
Il pentito, oltre a tirare in ballo il calciatore della Lazio, Giuseppe Sculli, descritto come giovane d'onore essendo nipote di Giuseppe Morabito, chiama in causa anche il difensore del Palermo Salvatore Aronica: “Ci sono carriere accompagnate, trattamenti di riguardo per chi è vicino alle famiglie, si fa in modo di mandarli a giocare lontano per avere dei referenti in altri club, in questo modo puoi avvicinare grandi nomi e realtà che altrimenti non potresti contattare”.
Sullo schermo iniziano a scorrere le immagini di un giovane Bonaventura il giorno del suo matrimonio, nel 2000. Meno di 200 selezionatissimi invitati. Parenti stretti, uomini d’onore finiti in carcere o al camposanto. Poi arriva Salvatore Aronica, difensore del Palermo, fino a gennaio in forza al Napoli. “200 invitati sono niente per un matrimonio di ‘ndrangheta, hai idea di quanta gente ho lasciato fuori? Aronica era l’unico calciatore presente”.
Sul perché Aronica sia al matrimonio del boss, Bonaventura afferma: “Aronica era accompagnato dalla cosca dei Vitale di Palermo, coi quali ero stato in carcere a Crotone. Gli dovevamo un trattamento di riguardo. Lui quel giorno veniva a portare rispetto, era un modo per far sapere a tutti che stava con noi. Facendosi vedere a quel tavolo suggellava un patto tra noi e la mafia”.
Non si è fatta attendere la replica del povero Salvatore Aronica che rispedisce le accuse al mittente: “Sono stupidaggini. Il matrimonio? Era il cugino del presidenteche ne potevo sapere io?“.

Ed intanto a noi passivi telespettatori non resta altro che aspettare gli sviluppi di questa torbida storia: Innocente o Colpevole?

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