Thursday 1 December 2016

Dario Dubois: il calciatore mascherato

Dario Dubois era una figura popolare nel calcio argentino negli anni '90 famoso perché prima di ogni partita, si dipingeva una maschera sul viso come rituale di un antico guerriero pronto ad andare in guerra ad uccidere i propri avversari. E quando era fuori dal campo suonava in gruppi rock causando polemiche.


Dubois era un tipo dai capelli lunghi e riccioluti,  un difensore centrale, arcigno che partecipava alle partite con il viso truccato in bianco e nero nei campionati argentini delle serie minori. Lo fece per un decennio ed in un'occasione chiese all'arbitro di usare il suo specchio in quanto lo spogliatoio degli ospiti ne era privo. Si rese conto che la vernice usata aveva una triplice funzione: lo faceva più coraggioso, rendeva gli avversari paurosi e si guadagnava maggiore riconoscimento in campo nazionale. Si definiva come un pagliaccio pronto a morire per la maglia che indossava. Nel tempo libero suonava in tre band musicali un mix di rock latino-americano e pop rock britannico.

Dubois era un personaggio tutto di un pezzo. Prima di una partita fu approcciato dal direttore sportivo degli avversari e gli offrì un bonus in contanti se avesse venduto la partita. Dubois non esitò a sputarli in faccia, chiamandolo topo bastardo mangia erba!
Un'altra occasione quando uno sponsor del club non pago' il bonus per la vittoria promesso, coprì il logo dello sponsor con il fango prima dell'inizio della partita. In un'altra occasione ancora prese un'espulsione con un secondo giallo inesistente agli occhi degli spettatori e mentre l'arbitro stava estraendo il secondo giallo caddero dalla tasca 500 pesos. Dubois prese i soldi li sventolò in faccia al direttore di gara dicendogli che quelli erano il suo premio in denaro per l'ingiusta espulsione. Corse verso gli spogliatoi e fu inseguito dallo stesso arbitro, dai giocatori avversari e dallo staff tecnico. Alla fine restituì i soldi per timore che la squalifica fosse maggiorata per il suo comportamento.

Non amava il calcio ma il suo impegno per la carriera calcistica fu ammirevole. Non gli piaceva giocare ma lo faceva per la competitività e perché si poteva allenare e tenendosi in forma. Non mangiava carne rossa, non si drogava e non beveva alcolici. I pochi soldi che guadagnava copriva i suoi debiti, vivendo in una situazione economica disastrosa. E quando non giocava o suonava vendeva incenso e vestiti hippy alle bancarelle dei mercatini.

Il trucco nel suo viso lo rese veramente famoso non solo a livello regionale ma anche a livello nazionale ed ora anche internazionale. Ma ebbe un forte ostracismo all'interno del club da parte del presidente e della dirigenza. Nell'estate del 1999 penso' di andarsene in Portogallo, decisione derivata dal fatto che giocatori di fama internazionale come Mario Jardel e Ljubinko Drulovic entrambi a Porto si erano dipinti il viso prima dell'ultima partita di campionato contro l'Estrela Amadora senza subire pressioni dal proprio club. La sua squadra gli prolungò il contratto fino al 2002. 

L'AFA decise di limitare Dubois e le sue pitture sul viso ritenute dannose per l'immagine della quarta divisione argentina ed inoltre potevano rendere difficile per gli arbitri identificare il giocatore. Dubois, accetto' a malincuore il giudizio dell'AFA.

Nel marzo 2002, durante una partita contro Liniers, Dubois si scontrò con un avversario e fu messo a terra inconsciente. Fu portato d'urgenza in ospedale con ferite alla testa, emorragia nell'orecchio destro e convulsioni. Dopo aver lasciato l'ospedale una settimana dopo, si lamentò con l'AFA definendola un gruppo di topi per non averlo aiutato nel momento del bisogno avendo rischiato la vita in campo.

Non fu saggio parlare male della federazione. Due anni dopo, mentre suonava, si infortunò ad un legamento crociato e sebbene il problema potesse essere risolto con un intervento chirurgico di routine, non potendo permetterselo chiese assistenza all'AFA, ma la stessa si rifiutò dopo gli insulti ricevuti dal ragazzo. La sua carriera terminò precocemente.

Nel 1999 gli fu chiesto se avesse piani per il suo ritiro dal mondo del calcio. Rispose che gli piaceva il golf ma al momento era un musicista e calciatore. Se in futuro avesse dovuto lavorare dopo il ritiro avrebbe fatto la prostituta omosessuale. Alla fine non ne ebbe bisogno: continuò a suonare e ha lavorare al banco di missaggio di un bar e di una sala da concerto a Isidro Casanova, un sobborgo di Buenos Aires.

Nel Marzo 2008 Dubois stava tornando a casa in bicicletta dal lavoro con la sua ragazza quando subì un'imboscata dai ladri, che presero la sua bicicletta, il suo zaino e il suo cellulare e gli spararono alle gambe e allo stomaco. Morì due settimane dopo, a 37 anni. 

È ricordato per le storie stravaganti che hanno illuminato la sua carriera calcistica e da musicista e per la tragedia della sua morte prematura. Un personaggio singolare che non poteva mancare nelle nostre storie pallonare.

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