Monday 1 April 2013

Jorge Alberto "Magico" González Barillas: La leggenda del Cadice CF

Jorge Magico González nacque a San Salvador ed iniziò la sua carriera professionale nel 1975 con il team Administración Nacional de Telecomunicaciones (ANTEL) e passò poi all'Independiente Nacional 1906 nel corso di due stagioni, prima di trasferirsi al Club Deportivo Fútbolistas Asociados Santanecos (FAS) nella Primera División salvadoregna.

Mentre giocava in El Salvador, González divenne noto come El Mago soprannome coniato dal commentatore sportivo Rosalío Hernández Colorado dopo una partita tra ANTEL e Club Deportivo Aguila terminata 3-1. In seguito, trasferitosi in Spagna, il suo soprannome fu leggermente cambiato in El Mágico. 

Un calciatore diverso dal comune, con qualità inimitabili, un attaccante stravagante e versatile, fu in grado di rivestire diversi ruoli, indossando spesso la maglia numero 11. Fisico longilineo, molto creativo, con un superbo controllo della palla, tecnica sopraffina e grande abilità nel dribbling; tuttavia, il suo talento era spesso messo in ombra per il suo carattere irrequieto e il suo discutibile ed indisciplinato comportamento fuori dal campo che ne caratterizzò gran parte della carriera 


Jorge González ebbe il suo primo contatto con l'Europa durante il Mundial dell'82, la seconda partecipazione della sua nazionale de El Salvador ad una Coppa del Mondo. La prestazione della squadra centroamericana non fu eccezionale, venendo eliminata dopo aver perso 10-1 contro l'Ungheria (la più grande vittoria nella storia della Coppa del Mondo), 1-0 contro il Belgio e 2-0 contro l'Argentina di Diego Armando Maradona. Ma Jorge anarchico in campo con autentico genio calcistico non passò inosservato e molte squadre Europee si interessarono al campione. 

Ci fu l'interesse del club francese del Paris Saint-Germain, di squadre italiane come Fiorentina e Sampdoria e delle squadre spagnole dell'Atletico di Madrid e del Cadice CF. Ci fu un'autentica asta e sembrava fatto il passaggio al PSG. Poi nel giorno della firma del contratto El Magico se ne rimarrà a letto nella sua camera d’albergo rinunciando all’incontro con i dirigenti transalpini nell’hotel dove tifosi e giornalisti lo aspettavano. Per motivare la rinuncia affermerà: “Cosa ci vado a fare io a Parigi ? E’ una città troppo grande e poi non so neppure una parola di francese !”

A quel punto Jorge iniziò a vedere le altre squadre che erano pronte ad accoglierlo. Il talento Salvadoregno a sorpresa firmò con la squadra meno prestigiosa degli andalusi che militavano nella Seconda divisione Spagnola. Una scelta considerata folle per molti. La sua scelta fu basata su priorità diverse dal livello della squadra o dall'ingaggio ma erano altri fattori considerati dal campione importanti: dal clima della città, dal calore della gente, dalla vita festosa. Terminò la sua prima stagione in modo sontuoso con 33 partite e 15 gol e la squadra venne promossa nella Liga. Cadice fu il club perfetto e lì raggiunse la sua pienezza calcistica. Diventò un beniamino dei fan grazie alle sue rabone, i suoi tunnel, le sue accelerazioni, le sue finte come il famoso elastico di cui fu il primo utilizzatore seriale e le sue giocate abbaglianti.

L’anno successivo il Cadice tornò però in Seconda Divisione nonostante le prestazioni di Jorge furono stratosferiche. Segnerà addirittura 14 reti in 31 partite terminando terzo nella classifica del “Pichichi”, quella del miglior marcatore della Liga. La sua fantastica stagione fa si che a Gonzalez si interessi il Barcellona. Nell'estate del 1984 l'allenatore argentino Menotti invitò El Magico negli Stati Uniti per giocare una tournée a fianco della superstar Diego Armando Maradona, il quale in seguito affermerà che il salvadoregno fu senza dubbio tra i migliori giocatori con cui abbia giocato, in tutta la sua vita. Il suo stile di gioco è stato d'ispirazione per lo stesso Pibe. Il passaggio del Magico sembrava sicuro dopo le sue prestazioni con i Blaugrana ma uno scherzo di Diego fece saltare tutto. El Pibe attivo' l'allarme antincendio dell'hotel mentre Jorge fornicava nella sua stanza con una cameriera e mentre tutta la squadra era fuori dal complesso, lui rimase in camera. Il club catalano non gradì il suo atteggiamento e non venne reclutato.


Dopo la retrocessione e la promozione dell'anno successivo, El magico visse un infelice esperienza quando fu trasferito al Real Valladolid nella finestra di trasferimento del gennaio 1985 a causa dei problemi con il manager Benito Joanet. Non andò d'accordo neppure a Valladolid, dove la sua vita personale era strettamente controllata e, dopo aver giocato in sole nove partite, tornò a Cadice esattamente un anno dopo; come precauzione contro la sua voglia di festa, il suo contratto aveva una clausola che prevedeva che gli venivano pagati $700 per ogni partita vinta e nessuno per quelle perse.

Dopo diversi cambi di allenatore, González fu finalmente in grado di brillare di nuovo per il Cadice sotto Víctor Espárrago, giocando ad alto livello. il Cadice CF iniziò a vivere il suo periodo d'oro con una squadra composta da giovani interessanti come Juan José, Pepe Mejias, Arteaga, Quevedo e Kiko Narvaez con i quali i gialli trascorsero 8 stagioni nella massima serie, ottenendo salvezze insperate e miracolose in cui il Magico deliziava i tifosi con giocate fenomenali ed esibizioni leggendarie e la sua vita notturna a La Tacita non era da meno. Un calciatore talentuoso ma che si portava un rosario di esperienze extra sportive. Tra i vari aneddoti ci fu il provino fallito volutamente con l'Atalanta per rimanere a Cadice. O quando David Vidal, allenatore galiziano, lo andò a cercare per Cadice e lo trovarono il mattino dopo sotto il bancone del DJ. Complessivamente, segnò 58 gol in 194 partite di campionato per il club fino alla sua partenza, il 6 giugno 1991, a 33 anni.

Tra gli altri aneddoti come non ricordare una prestigiosa amichevole precampionato in cui il Cadice ospitava il Barcellona. Il Ramon Carranza, era gremito e c’era grande attesa per questa partita. Per tifosi, dirigenti e calciatori.… tranne che per Jorge Alberto Gonzalez che si presento' in ritardo, visibilmente alticcio per i postumi di una delle sue notti brave. Venne inserito all’ultimo momento nella lista e nel primo tempo rimase a dormire negli spogliatoi. La partita fu a senso unico. Il Barcellona al termine del primo tempo era in vantaggio per 3 a 0. Ad inizio ripresa El Magico entrò in campo … e sarà più magico che mai. Il Cadice rimonterà fino a vincere per 4 reti a 3 e Gonzalez segnerà due reti e fornirà gli assist per le altre due marcature.

González tornò in El Salvador al FAS, rimase con la squadra fino al 1999 quando si ritirò per iniziare a lavorare come assistente allenatore a Houston, in Texas. Dopo un breve periodo negli Stati Uniti, torno' in patria. González ha rappresentato il suo paese in 62 occasioni segnando 21 gol. 

Molti critici e giornalisti sostengono che se González fosse stato argentino o brasiliano, si sarebbe classificato tra i migliori al mondo, accanto a Maradona e Pelé.  Fu considerato il più grande calciatore salvadoregno di tutti i tempi, nonché uno dei migliori calciatori latinoamericani nella storia del calcio; nel 2000, è stato nominato il giocatore del secolo della sua nazione nelle elezioni del giocatore del secolo dell'IFFHS. 
Nel 2003, l'Assemblea nazionale salvadoregna diede a González il più alto onore del governo, l'Hijo Meritísimo, e ribattezzò lo stadio nazionale Flor Blanca, con il suo nome. 

Se avesse preso la carriera calcistica seriamente?  Sicuramente non avremo parlato di lui in questo blog. Giocatore ribelle dallo spirito libero e gioioso che dava priorità al divertimento e non ai soldi o alla fama. Un idolo immortale per noi calciofili e per le generazioni future.

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