Al-Saadi Gheddafi,
terzogenito del colonello libico, militò in Italia nel Perugia, Udinese
e Sampdoria. Diventò il primo calciatore libico a giocare nella massima serie.
A Udine si fermò per 9 mesi. Alloggiava al "Là di
Moret", un quattro stelle alla periferia nord della città. Punto di
ritrovo della gente del calcio che conta. Avventure, lussi e stranezze del
Gheddafi "friulano" sono riportate in libri, blog e giornali con
numerosi aneddoti.
Le persone al seguito di Gheddafi erano una quindicina di
addetti. C'erano autisti, guardie del corpo e due segretari personali, uno con
portafoglio e l'altro senza. Tutto costava in media tremila euro al giorno per
vitto e alloggio, extra a parte. Gheddafi beveva vino Sassicaia, champagne
Cristal o Krug. Una mattina chiese tre chili di caviale beluga.
"Comanda" da esaudire entro le tre del pomeriggio. A Udine non
c’erano, e non ci sono, grandi scorte di beluga, però un chilo e mezzo lo
riuscirono a mettere assieme.
Una domenica Saadi convocò da Milano il direttore
amministrativo e due hostess di una nota casa di gioielleria. Voleva regalare
un anello a sua sorella Aisha. L'appuntamento era per le 10.30 del mattino, ma
i tre vennero ricevuti alle 22.30. Le hostess erano sfinite.
Era violento con i suoi sottoposti. Saadi fu visto prendere
a calci un suo faccendiere. Una notte l'autista dell'Hummer fece una manovra sbagliata, danneggiò il
mezzo e passò un brutto quarto d'ora.
Sua moglie era una bellissima donna. In sua presenza le
scorte di latte in albergo si esaurivano. La signora Gheddafi faceva il bagno
nel latte.
Nella suite 603 dell'hotel abitava Dina, il dobermann di
Al-Saadi col suo istruttore. Dina dormiva sul letto e l'istruttore per
terra. Veniva nutrita con cibo di prima
qualità. Riso pilaf, i migliori filetti, carote selezionate. E veniva servita
in camera come una regina. La cagna era addestrata a scoprire eventuali
esplosivi. Prima di utilizzare una delle sue tante macchine di lusso, Saadi
ordinava che la Dina fiutasse l'auto: lei entrava, annusava e dava il via
libera. Gheddafi l'amava alla follia. Una volta venne operata per una ciste a
Udine. Gheddafi però era a Lignano, al mare. All'una e mezza di notte gli venne
nostalgia e chiese che gliela portassero. La Dina, poveretta, era nella 603
ancora sotto effetto dell'anestesia. Andarono a prenderla e la trasportarono a
Lignano.
Il suo aereo personale era sempre pronto al decollo sulla
pista di Ronchi dei Legionari a Monfalcone. Saadi se ne serviva per le
scorribande al Crazy Horse di Parigi. Portava con sé cinque-sei giocatori
dell'Udinese di allora. Abbonati a queste scorribande Vincenzo Iaquinta,
Stefano Mauri, Christian Obodo e Roberto Baronio all'una di notte erano tutti a
vedere gli spogliarelli. Rientravano a mezzogiorno e marcavano visita:
stiramenti improvvisi, influenze repentine. Vincenzo in quel periodo rimase
indisponibile per più di 2 mesi a causa di un'unghia nera ed iniziarono uscire
voci che fosse positivo alla cocaina, poi confermate nel suo periodo torinese.
A Udine con Saadi protagonista, il bunga-bunga fu scoperto
con cinque anni di anticipo.
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